È pronto ad avere inizio il programma di semplificazione del rapporto tra fisco e contribuenti promosso dal Governo e auspicato da tempo da molte categorie professionali. Il Ministero di Economia e Finanza sta vagliando alcune misure volte a facilitare le modalità di rilevazione, in particolar modo per le partite IVA e i professionisti, e di seguente riscossione, come la diffusione della fatturazione elettronica.
Tra gli interventi più attesi e maggiormente promossi dagli Ordini dovrebbe esserci l’abolizione degli studi di settore, in qualità di strumento per la determinazione dei compensi di molte classi professionali, dagli avvocati ai commercialisti ai notai. Lo studio di settore è stato concepito circa 20 anni fa come il mezzo con cui il fisco italiano possa rilevare i parametri fondamentali dell’operato di liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprese. È stato utilizzato, negli anni, partendo dalla raccolta sistematica dei dati che caratterizzano l’attività e il contesto economico in cui opera l’impresa o il lavoratore. Si tratta di riferimenti generici, che molto spesso possono non aderire perfettamente alla realtà, motivo per cui molti Ordini professionali hanno puntato il dito contro questo sistema.
Con l’intervento di semplificazione avanzato dal Governo dovrebbero essere abbattuti i 204 modelli di riferimento degli studi di settore attualmente esistenti, che sarebbero accorpati e ridotti. Allo stesso modo, verrebbero progressivamente abbandonati anche i cosiddetti cluster, 2000 gruppi omogenei di elaborazioni statistiche, per passare ai Mob (modelli organizzativi di business), le nuove soluzioni strategiche di rilevazione del valore dell’attività produttiva.