Un nuovo decreto legge, recentemente approvato in Senato, sta mettendo sul piede di guerra la classe notarile. Si tratta dell’Investment Compact, nel quale prende corpo un nuovo modello di agevolazioni per la costituzione di una startup o di un incubatore. Va precisato che le più importanti novità riguardano l’estensione a 5 anni della permanenza nello status di startup innovativa e la possibilità dell’opzione di crowdfunding, ma il decreto comprende anche l’assenza del notaio in fase di autenticazione. Basterà, dunque, una firma digitale semplice per avviare la startup. Una misura, voluta in nome di risparmio di tempo e risorse per gli investitori, che il Consiglio Nazionale del Notariato ha criticato sul piano della sicurezza, dell’affidabilità e aderenza alle normative europee in materia. Nel dettaglio, i notai hanno individuato un presunto disaccordo con la direttiva dell’Unione Europea, precisamente la numero 101 del 2009, che prevede la costituzione delle società di capitali rigorosamente sotto controllo giudiziario-amministrativo o con una supervisione notarile tramite atto pubblico. Stando alle direttive del decreto legge, quindi, mancherebbero alcuni controlli preventivi, utili per verificare la legittimità in fase di costituzione di una società. Di conseguenza verrebbe anche meno il valore del Registro delle Imprese, in quanto non ci sarebbe più possibilità di avere parametri sicuri sull’identità dei soci dell’impresa stessa, o ci sarebbero molti più rischi di manomissioni cybernetiche. Un punto, quest’ultimo, che non sembra spaventare molto i sostenitori del provvedimento, certi che le adeguate contromosse verranno adottate e strutturate. I dubbi del CNN, tuttavia, restano e fanno rumore. La partita resterà ancora aperta.