La tecnologia si evolve in maniera repentina cambiando l’assetto non solo della vita personale ma modificando anche gli assetti sociali, filosofici ed economici.  In questo contesto così dinamico anche le figure giuridiche da sempre a baluardo della difesa del diritto, dell’equità e della giustizia dovranno mettersi completamente in gioco. A conferma di quanto questo processo sia ormai consolidato basterà sapere che 60 superesperti di Intelligenza Artificiale e Blockchain, sotto la regia del ministero dello sviluppo economico si sono riuniti per poter presentare alla Commissione Europea il piano strategico Nazionale, saranno infatti stanzionati per il triennio 2018-2020 sia in campo pubblico che privato circa 20 miliardi di euro. La UE  con lo slogan: “la Corte non è un luogo ma una funzione  e quindi non ha bisogno di austeri palazzi perché bastano gli schermi coordinati dei computer in rete” sta mettendo a punto programmi europei di sviluppo del concetto di E-Law E-Justice, Eportale “European E-Justice; portando i registri pubblici immobiliari e commerciali su piattaforme IT on-line e rendendole accessibili in modo transfrontaliero in tutto lo spazio unico europeo.

A questo punto chiedersi quali possono essere gli sviluppi della professione notarile in questa ottica di disintermediazione resta un focus primario di attenzione per poter garantire il futuro della professione e al contempo la tutela formale e sostanziale dei cittadini.

Ed è quello che in maniera dettagliata il Notaio Cesare Licini affronta nel suo articolo Riusciranno i Notai a non essere disintermediati nel mondo telematico?” (FEDERNOTIZIE)

Se da una parte abbiamo il sistema notarile che è un sistema di controllo e di verifiche, numerosissime, comportanti responsabilità e incombenze a favore di tre soggetti diversi: le parti private, lo Stato, e l’Erario,  dall’altra la Bc è un potere transnazionale basato sull’esigenza degli individui di riprendere su di sé la libertà e la responsabilità di gestire il proprio destino senza mediazioni». In definitiva il problema è: “controllo versus libertà”. Ovviamente è  un opinione certamente condivisibile che non vi può essere libertà senza tutela ed è in questo processo di tutela e garanzia del Diritto che il notariato può far valere la sua professionalità.

La Blockchain è quindi, in definitiva, un registro che si trasforma in uno strumento per costruire fiducia senza il ricorso a terze parti certificando transazioni e asset in maniera sicura e inalterabile, ma lascia aperti alcuni interrogativi: “Possiamo, però, essere sicuri che quei contenuti siano davvero corrispondenti al reale? Cioè che con le tecnologie più sofisticate avremo sempre qualche dubbio che qualcosa di falso possa essere certificato come “vero” per l’eternità, come insegnano i fatti sempre più gravi costituiti dalle fake-news? Si può veramente fare a meno di una figura terza (un notaio o un pubblico ufficiale?È possibile davvero affidare tutto il processo ad un algoritmo?”

L’estensione e l’efficienza apparente di questo modello peer-to-peer  è sancito anche legalmente nel  decreto Semplificazione: “Il registro distribuito basterà a certificare la data in cui quella transazione è avvenuta; “laddove invece ora avremmo bisogno di un notaio o di una Pec” (Fulvio Sarzana, membro del team degli esperti Blockchain presso il Ministero dello sviluppo economico). In definitva la BC non è un giurista, garantisce solo un risultato matematico, non valutazioni giuridiche. Il Notaio diventa a questo punto indispensabile per garantire un modello virtuoso di blockchain che garantisca in sicurezza l’apertura dei mercati e della concorrenza.

La proposta avanzata dal Notaio Cesare Licini nel suo articolo è quella di creare una “istituzione specializzata di controllo” deputata a produrre quel bene pubblico che è impedire scelte opportunistiche, inaccettabili dai valori di sistema”.

Anche se il futuro è certamente legato alla decentralizzazione dei processi e alla disintermediazione, fenomeno che sarà favorito certamente della rete di quinta generazione (5G) che diventerà operativa nel 2020 e collegherà milioni di dispositivi nel mondo ad alta velocità e bassa latenza, attualmente non si può prescindere da alcuni punti delicatissimi relativi alle reti e alla sicurezza degli stesse. Non si può ignorare che ci sono ancora una parte di operatori che preferiscono agire di persona anche perché non vi è ancora un quadro sistematico e consolidato dei diritti sul web e del commercio transfrontaliero. Altro punto debole è dato dall’esistenza di asimmetrie informative sul web la cui esistenza non garantisce infine neanche la sicurezza dei mercati e l’effettiva libertà degli stessi. Il web inoltre pone problemi non ancora del tutto risolti relativi all’identità e al controllo delle varie entità, non in ultimo il problema lanciato dal GAFI, “massimo think tank mondiale contro le tecniche riciclatorie e di finanziamento al terrorismo, lancia contro la facilità dell’utilizzo delle shell companies e delle shelf companies, che in molte giurisdizioni si costituiscono senza interventi pubblici, e che induce a sottolineare quanto sia necessario far valere in tutte le sedi ogni volta che sia possibile, contro l’abbassamento delle regole formali per favorire lo snellimento delle attività di impresa, l’inaccettabilità dei tentativi di disintermediazione dell’intervento dell’autorità pubblica nelle attività on-line, soprattutto nell’ottica della prevenzione di ordine pubblico e criminale.” (FederNotizie Riusciranno i notai a non essere disintermediati nel mondo telematico?)

Resta quindi un problema in merito all’ordine pubblico, cioè al bisogno di garantire alle collettività il “diritto alla “pubblica sicurezza” di un contesto ambientale sicuro, di pace sociale, sicurezza e incolumità collettiva. Non si possono abbassare le difese telematiche proprio quando il potere criminale digitale si proietta a livello internazionale verso quei Paesi le cui legislazioni sono più permissive e sono meno rigidi i controlli istituzionali (cfr. G. De Gennaro).

Il Notariato nazionale dovrebbe prima di tutto riverificare se le procedure che sviluppa sono compatibili con il modello di avanzamento tecnologico che si sta radicando. Poi, deve fare la scelta strategica di vere e proprie campagne per motivare e mobilitare i Notai nella loro operatività quotidiana affinché si adottino con convinzione le modalità che sono già consentite all’atto pubblico informatico con protocolli proattivi e funzionali alle grandi reti neuronali in cui si strutturano le odierne piattaforme.
Ma per fare questo occorre darsi prima di tutto delle “bandiere”, degli obiettivi “epocali” di alto profilo, affinché nel mondo digitale delle reti che hanno azzerato le distanze che ci separano da coloro con cui dobbiamo comunicare e lavorare, ci impongano con prepotenza a garantire la pubblica sicurezza e il controllo economico del territorio, utilizzando in ogni Paese membro le istituzioni pubbliche nazionali che forniscono il servizio di 
gate-keeping, in modo che ognuno diventi un nodo della catena di sicurezza e di ordine pubblico prima nazionale e poi comunitaria, in chiave difensiva verso i cittadini vulnerabili di fronte alle minacce di coloro che sfruttano slealmente o illegalmente le connessioni globali.”(FederNotizie Riusciranno i notai a non essere disintermediati nel mondo telematico?)

Quella tecnologica è una sfida che può essere vinta nella misura in cui si riesca a reinventarsi nelle proprie funzioni restando centrati sull’obiettivo finale di tutela e sicurezza e garanzia del diritto, perché se è vero che molti processi saranno telematici e si assisterà ad una crescente dematerializzazione e disintermediazione è allo stesso tempo vero che dietro quei processi resteranno persone che per propria costituzione ed essenza avranno bisogno in pari misura di certezza e libertà, di sicurezza e innovazione. Resta al singolo Notaio l’interpretazione dei Tempi per poter essere all’avanguardia nel mondo iperconnesso del 5G.

 

 

(Fonti: federnotizie, industria.it)