Il Governo è al lavoro per trovare soluzioni che tutelino tutti gli appartenenti alle varie categorie, ma la situazione di molti professionisti in alcuni casi è critica. Stiamo parlando della progressiva perdita di ricchezza delle figure professionali un tempo più attive e meglio remunerate in Italia, che, invece, oggi sono alle prese con ingenti difficoltà. Dai commercialisti agli avvocati, dai medici ai notai, è innegabile che esistano ancora diversi esempi di alto rango, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche per quanto concerne l’affermazione e la realizzazione lavorativa. Ma, di contro, una sostanziosa flotta di nuove leve sta progressivamente perdendo le certezze. Non può essere addossata ogni responsabilità alla crisi, così come probabilmente le spiegazioni non possono ricadere prevalentemente sulla crescita del numero di professionisti, formatisi nelle università italiane (basti pensare alle Facoltà di Giurisprudenza), non del tutto adiacente alle richieste di mercato. È innegabile, infatti, che sono in crescente aumento i neolaureati e i neoabilitati dagli Ordini professionali che non riescono neanche ad accedere alla professione per difficoltà e ristrettezze.

Questo “precariato professionale” è stato inquadrato nel rapporto dell’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp)¸ recentemente diffuso anche da importanti testate a livello nazionale. I dati emersi sono decisamente rilevanti: negli ultimi cinque anni gli avvocati hanno perso il 21% del proprio reddito, quasi al pari degli infermieri (-19%) e quasi il doppio dei giornalisti (-12%). Se, invece, si allarga l’arco temporale agli ultimi dieci anni, è proprio la classe notarile quella in maggiore sofferenza. I notai sono in rosso del 38%, a seguire i biologi e i consulenti del lavoro (-21%) e, infine, gli architetti (-17%). Meno lavoro, meno introiti, ma anche meno tutele. Compensi minimi e questione previdenziale sono ancora temi sensibili per i liberi professionisti.

Proprio per questo, le forze politiche si sono attivate e sarebbe imminente la stesura di una proposta di riforma delle professioni autonome, che prometterebbe di estendere le prime tutele a questo esercito di lavoratori. Ad ogni modo, tale percorso potrebbe non essere di breve durata. Quali potrebbero essere le altre soluzioni? Ai liberi professionisti non resta che intraprendere la strada della qualificazione professionale, cercando di rendersi quanto più competitivi sul mercato, al fine di ovviare alle ristrettezze economiche con un forte background finalizzato al cliente. Formazione, automazione informatica, aggiornamento e crescita continui sono le basi per trovare la strada dell’affermazione e ritagliarsi il proprio spazio nel mondo del lavoro, a prescindere dagli interventi governativi e da un rilancio economico.