Torna a tenere banco l’annosa diatriba, per la categoria notarile, del ddl concorrenza, di cui tanto e anche aspramente si è dibattuto nei mesi scorsi. Con il varo del nuovo Governo la questione riemerge a galla, perché non c’è chiarezza sulla norma riguardante i notai, prima annunciata, poi fermata, infine attualmente arenatasi senza particolari dettagli su quel che sarà. Nel disegno di legge è previsto un incremento del numero di notai, che passerebbero da uno ogni 7.000 abitanti a quota uno ogni 5.000, basandosi sui numeri forniti dal Notariato, che fotograferebbero un rapporto ancor più esiguo, dato rafforzato dalle circa 1.400 sedi notarili tuttora scoperte, stando sempre alle indicazioni del CNN, a fronte di 800 nuove leve, fresche vincitrici del concorso.

Insomma, è in atto un confronto sui numeri della categoria e sul conseguente servizio per i cittadini. A tale proposito, è intervenuto il presidente del Notariato, il notaio Salvatore Lombardo, eletto lo scorso maggio, sulle pagine di La Repubblica. “A differenza di altre professioni,” – ha dichiarato – “il notaio è un pubblico ufficiale, la cui attività è sottoposta ogni due anni al controllo di ispettori del Ministero della Giustizia, che ne verificano tutti gli atti. Un’eccessiva concorrenza impedirebbe di assicurare una redditività adeguata all’attività e, dunque, una qualità elevata del servizio, la cui importanza risulta evidente quando non è più il notaio ad occuparsi dell’atto. Lo dimostra la vicenda del passaggio di proprietà delle auto, che a seguito dell’esclusione dei notai, ha visto esplodere il fenomeno delle auto fantasma, ossia di auto di cui non si sa chi sia il proprietario effettivo”.

Lombardo ha voluto dire la sua anche su un altri due temi caldi del ddl, molto spesso citati come fonte di polemiche. Il primo è l’esclusività della classe notarile per gli atti immobiliari e societari. “Un atto immobiliare, che sembra molto semplice, richiede invece un’attenta ricostruzione dei passaggi di proprietà presso il registro immobiliare, così come un atto societario presuppone un’attenta traduzione della volontà dei soci. D’altronde, la qualità del lavoro dei notai italiani è riconosciuta a livello internazionale, come conferma sia il fatto che il modello italiano costituisce il riferimento in diversi paesi, sia la valutazione della Banca mondiale, che nel suo rapporto DoingBusiness 2017 ha posizionato l’Italia al 24° posto nel mondo per le modalità di registrazione della proprietà”.

Chiusura sul non facile confronto derivante dalle liberalizzazioni delle tariffe, letta in vari modi a seconda del ruolo ricoperto. Lombardo sostiene che “la riduzione c’è stata, ma la sua quantificazione non è semplice. In ogni caso, oggi un atto di acquisto di immobile costa tra lo 0,7 e l’1,2% del valore degli immobili, mentre la tariffa per un atto societario, come uno statuto di srl, dovrebbe situarsi tra i 1.000 e i 1.800 euro. Va detto, tuttavia, che i notai hanno costituito ben 90mila srl semplificate in modo assolutamente gratuito, come richiesto dalla legge, pur essendoci comunque una certa attività professionale per la redazione dell’atto”.

Una presa di posizione non perfettamente sposata dall’Adiconsum. Questo lascia presagire futuri ulteriori dibattiti sul tema ddl.