La Cassazione cambia ancora le carte in tavola per quanto concerne le norme in tema di abuso del diritto. È quanto è emerso dalla sentenza 8542/2016, con cui la Suprema Corte ha riqualificato complessivamente in termini di asset deal (e cioè di compravendita di azienda) una vicenda di collegamento negoziale tra un conferimento in natura in una società e una successiva cessione delle partecipazioni della società conferitaria rinvenienti da tale conferimento. Il tema è delicato e sensibile, in quanto è in continua evoluzione.

Il Notariato ha dibattuto lo scorso gennaio in uno Studio su abuso di diritto ed elusione in materia tributaria, in linea con l’entrata in vigore del Dlgs 128/2015, del 2 settembre 2015, che prevede abuso a danno dell’ordinamento tributario in caso di «operazioni prive di sostanza economica» che «realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti».

Secondo la Cassazione, invece, in base all’articolo 20 del Dpr 131/1986 (per il quale oggetto di imposizione devono essere l’intrinseca natura e gli effetti degli atti presentati alla registrazione) «l’amministrazione finanziaria può riqualificare come cessione di azienda la cessione totalitaria delle quote di una società, senza essere tenuta a provare l’intento elusivo delle parti, attesa l’identità della funzione economica dei due contratti, consistente nel trasferimento del potere di godimento e disposizione dell’azienda da un gruppo di soggetti a un altro gruppo o individuo».

Il tema è stato ampiamente descritto in un articolo de Il Sole 24 Ore, consultabile per maggiori approfondimenti, dove è possibile prendere visione anche della sentenza della Cassazione in questione.